Il marchio “Corleone” di Tony Colombo e l’affare con Vincenzo Di Lauro. Colpo alla camorra neomelodica


Ventisette ordinanze, arrestati Tony Colombo e la moglie. I Di Lauro investivano in brand di moda

Erano pronti a sfruttare la presenza di personaggi del mondo dello spettacolo e intere pagine di giornali nazionali pur di lanciare un marchio che doveva essere venduto, nei loro piani, in tutta Europa. Era diventato questo il brand “Corleone” per Tony Colombo e Vincenzo Di Lauro. Una partnership a cui lavoravano entrambi dal 2016 e che speravano li lanciasse nel mondo della moda. L’idea era quella di utilizzare l’immagine di Tony Colombo per far viaggiare il marchio e utilizzare il negozio di Di Lauro per cominciare a distribuirlo. Se Colombo aveva la possibilità di registrare il marchio a suo nome, Di Lauro non potè fare lo stesso con il suo “Different 360” lungo corso Secondigliano. Non figurava direttamente anche se si trovava quasi sempre all’interno del punto vendita come sono riusciti a documentare gli investigatori anche attraverso alcuni post sui social. Inoltre finanziava con assegni anche la produzione dei capi d’abbigliamento. La partnership con Colombo era totale e riguardava anche l’aspetto creativo. Insieme decidevano le stampe da apporre sui singoli pezzi e prendevano decisioni anche rispetto agli investimenti.

Tina Rispoli “una donna che comanda gli uomini”
Stando alle intercettazioni captate nell’auto di Maria Aliberti, i carabinieri hanno potuto ricostruire anche l’impegno di Di Lauro nel lancio di un altro marchio, la bevanda energetica “9 mm” che aveva la forma di un proiettile. Aliberti parla di questi affari con Sara Formisano tracciando un quadro completo. La prima a essere esaltata per le sue capacità imprenditoriali è Tina Rispoli. “Una donna che comanda gli uomini” la definisce ritenendola capace di raddoppiare i suoi profitti attraverso investimenti e più in gamba in questo senso rispetto ai fratelli “capaci” solo di praticare l’usura. Sarebbe sempre la Rispoli a essere dietro a Tony Colombo utilizzato per ripulire i soldi del clan attraverso la sua immagine e la sua attività. Uno strumento nelle mani dell’allora compagna con cui era riuscita a ripulire buona parte del denaro sporco a sua disposizione, ereditato dal marito defunto Gaetano Marino. “Un uomo con le palle” viene, invece, definito Enzo Di Lauro a cui viene riconosciuta un’importante capacità imprenditoriale.

Lo dimostrerebbero la creazione della bevanda energetica oltre che la sua volontà di ripulirsi completamente operando da imprenditore puro. La donna addirittura fa riferimento a una questione spinosa della quale lui “non aveva voluto sapere nulla” proprio perché voleva essere riconosciuto solo come imprenditore. La sua creatura doveva avere carattere transnazionale con l’apertura di negozi in giro per l’Europa. Al punto da far ricordare alle interlocutrici che anche il padre, Paolo Di Lauro, alias “Ciruzz ‘o milionario” aveva cominciato proprio come “magliaro” come ricordato spesso anche da Roberto Saviano nei suoi approfondimenti. A conferma di questa espansione le due raccontano anche di una visita di Raffaele Rispoli in Grecia per l’apertura di un nuovo punto vendita. Stando agli accertamenti effettuati dal Ros, per il clan a Pefka (Salonicco) era presente quello che i carabinieri considerano un elemento vicino alla cosca, Pasquale Diano.

Le foto del boss con i vip del mondo dello spettacolo
L’attività pubblicitaria del marchio si avvaleva di varie strategie. La più semplice era quella di sfruttare l’immagine di clienti famosi pubblicando post sui social. È stato il caso dello speaker di Radio Kiss Kiss, Luca Sepe o di Lele Mora (entrambi sono assolutamente estranei all’inchiesta). Entrambi hanno visitato il negozio come clienti vip e subito le loro foto sono finite sui social. In particolare vennero pubblicate sul profilo di Giosuè Amirante, altro soggetto gravitante intorno all’attività commerciale con dei precedenti per ricettazione, calunnia ed evasione dagli arresti domiciliari. In uno scatto appare insieme allo speaker e anche a Vincenzo Di Lauro presente all’interno del negozio. In un altro post, invece, c’è Lele Mora abbracciato a Tony Colombo e con capi d’abbigliamento in mano. L’attività pubblicitaria comprendeva anche l’acquisto di pubblicità anche su quotidiani nazionali.

Pubblicità e articoli sui giornali nazionali
È il caso del “Corriere dello sport”, documentato sempre attraverso un post Facebook, o di un articolo su Repubblica. Il 21 novembre 2017 esce un articolo dove i protagonisti dell’intervista definiscono Corleone un “brand per l’antimafia”. Dopo aver descritto le origini della città e la sua storia mafiosa, il giornalista parla con Amirante che spiega che l’idea del marchio è stata di Tony Colombo e che, anche se si è pensato alla città di Riina, non si è mai pensato alla mafia e al “capo dei capi”. In altre conversazioni tra Tony Colombo e Vincenzo Di Lauro si parla anche di una stamperia, non identificata, di Palma Campania a cui doveva finire un assegno da 3500 euro più iva per il pagamento di merce. Una collaborazione tra il figlio del boss e il neomelodico che gli investigatori ritengono stabile accusa da cui però Colombo e Di Lauro proveranno a difendersi.

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