Re Carlo Ancelotti, leggenda eterna

Dopo essersi laureato primo allenatore della storia a vincere tutti i top 5 campionati europei, il nuovo sigillo: primo di sempre a conquistare quattro Champions League/Coppe dei Campioni da allenatore. Se questa non è leggenda, francamente è difficile trovare altri termini.

Da dove parte Carletto, nomignolo dei suoi più stretti amici, otto anni dopo il suo arrivo, quando a volerlo era stato Liedholm, Carlo Ancelotti lascia la Roma. È il 1987, Viola è convinto di aver fatto un affare e anche il suo nuovo presidente, Silvio Berlusconi, non è così sicuro di aver rinforzato il Milan. A 28 anni Ancelotti ha già una lunga storia di infortuni alle ginocchia: nelle parole del suo allenatore in rossonero, «aveva più plastica che cartilagine nelle ginocchia. […] Quando faceva freddo, Carlo si scaldava il ginocchio con il phon così la plastica che si era indurita si scioglieva».

Quell’allenatore era Arrigo Sacchi, l’uomo che restituisce Ancelotti al grande calcio, trasformandolo nel perno della squadra più intensa mai vista fino ad allora. Ci riesce con metodologie di lavoro nuove, e con una visione calcistica completamente divergente da quella tradizionale italiana. Rapito dalla visione sacchiana del calcio, nel 1992 Ancelotti abbandona il calcio e diventa vice-allenatore della Nazionale italiana, guidata appunto dal suo mentore.

Carlo è ormai più sacchiano di Arrigo: nel 1996 diventa l’allenatore del Parma, che schiera con un rigidissimo 4-4-2, in cui non c’è più spazio neppure per l’ombra del numero 10.

Sul finire degli anni ‘90, in Serie A sono due gli allenatori più ideologici. Il primo è Zdenek Zeman, fautore di un calcio da vertigine verticale, e in cui la linea difensiva staziona quanto più possibile a ridosso del centrocampo: il 4-3-3 come convincimento religioso, immutabile ed eterno. L’altro è Carlo Ancelotti: abbandonata la Nazionale nel 1995 per allenare la Reggiana, è pronto a proseguire il credo del maestro Sacchi. Alla conferenza stampa di presentazione a Reggio Emilia, Ancelotti presenta la sua visione: «In cosa mi differenzio da Sacchi? In niente spero. Essere la sua copia non è diminutivo per me, è un’ambizione. L’ho conosciuto quando avevo 28 anni e pensavo di sapere tutto del calcio, invece mi accorsi di sapere molto poco».

Dopo un avvio di stagione terribile, la Reggiana torna in Serie A: Ancelotti viene chiamato alla guida della corazzata Parma. Per due stagioni, dal 1996 al 1998, imposta la squadra seconda una rigidissima versione del calcio sacchiano: metodologie di allenamento infernali, 4-4-2 scolpito nella pietra, nessuna concessione al talento individuale.

Nel frattempo Ancelotti si trasforma nel Torquemada del sacchismo e costringe Gianfranco Zola a giocare da tornante sulle fasce. Dopo mesi di allenamenti estenuanti, Zola si arrende: il talento che l’anno prima era arrivato sesto nella classifica del Pallone d’Oro è costretto all’esilio a Londra.

«Istruzioni per l’uso: quando Ancelotti è leggermente contrariato inarca un poco il sopracciglio sinistro. Se lo inarca un po’ di più, c’è aria di tempesta. Non succede quando discutiamo del suo piatto preferito, il bollito. Lui ci vuole la mostarda e non gli piace il rafano» (Dall’intervista di Gianni Mura a Carlo Ancelotti, 19 marzo 2009, La Repubblica).

Facciamo un salto temporale: il calcio cambia, così come cambiano le persone, e nel 2017 Ancelotti viene esonerato dal Bayern a causa dei suoi allenamenti considerati troppo blandi, sotto tutti i punti di vista. I bavaresi venivano dalle tre stagioni sotto la guida di Guardiola: intensità, spettacolo, vittorie ma “solo” tre semifinali consecutive di Champions League. Per questo si erano rivolti a Carlo, il re di coppa: e in fondo, nella classica alternanza tra allenatori architetti e gestori, la scelta sembrava corretta. Ancelotti avrebbe allontanato dal gruppo le paranoie e le ossessioni di Guardiola, per rendere il Bayern una squadra più malleabile e serena: una squadra ancelottiana.

Ancelotti però viene ormai chiamato da club che vogliono vincere la Champions a tutti i costi, perché abituati a conquistare il campionato su base regolare. Carlo d’altronde non fa mistero di questa sua relazione speciale con il più importante trofeo calcistico europeo: la sua prima biografia si chiama Preferisco la coppa, e fino a quel momento ha vinto solo quattro campionati nazionali ma ben tre Champions League.

L’etichetta di allenatore da Champions si rivela una condanna: non c’è nessuna competizione così fluida e illusoria, così altalenante negli andamenti, così legata alle variabili intangibili del calcio. Più o meno equivale a essere definito un allenatore di sogni, un prestigiatore: e dal Bayern in poi, sembra che ormai tutti i trucchi di Carlo siano stati scoperti.

Al di là di alcune situazioni “simpatiche” della carriera da allenatore di Ancellotti, in sintesi: dopo aver ricoperto l’incarico di vice del CT della nazionale italiana Sacchi al campionato del mondo 1994, ha iniziato la carriera di allenatore nel 1995 alla Reggiana, in Serie B. In seguito ha allenato Parma (1996-1998), Juventus (1999-2001) e Milan (2001-2009). Alla guida della squadra rossonera ha vinto uno scudetto, una Coppa Italia, una Supercoppa italiana, due UEFA Champions League, due Supercoppe europee e una Coppa del mondo per club. Tra il 2009 e il 2011 è stato sulla panchina del Chelsea, aggiudicandosi la doppietta Premier League-FA Cup. Nella stagione 2011-2012 è subentrato in corsa sulla panchina del Paris Saint-Germain, con cui ha vinto la Ligue 1 al secondo tentativo, nel 2012-2013. Nell’estate del 2013 è stato ingaggiato dal Real Madrid, con cui si è aggiudicato la Coppa del Re e la UEFA Champions League, la decima del club spagnolo. Approdato al Bayern Monaco nel 2016, ha vinto la Bundesliga; in seguito, tra il 2018 e il 2021 ha allenato dapprima il Napoli e poi l’Everton. Dal 2021 siede nuovamente sulla panchina del Real Madrid, con cui ha vinto un campionato spagnolo e una seconda UEFA Champions League.

Altro record: è l’unico allenatore nella storia del calcio ad aver vinto il titolo nei cinque principali campionati europei (Serie A, Premier League, Bundesliga, Ligue 1 e Primera División) e l’unico, come in premessa, ad aver vinto la Coppa dei Campioni/Champions League per quattro volte (due col Milan e due col Real Madrid), nonché l’unico ad aver disputato cinque finali della massima competizione europea per club. È infine l’allenatore che ha vinto più competizioni UEFA per club, 8, conquistate con Milan, Real Madrid e Juventus.

qui Carlo da giocatore con un certo Diego Armando Maradona

Considerato uno dei migliori allenatori di tutti i tempi e soprannominato Carlo Magno dalla stampa spagnola, nel 2014 entra a far parte della Hall of Fame del calcio italiano. Nel 2020, in occasione del cinquantenario del Paris Saint-Germain, viene nominato miglior allenatore della storia del club.

Il 12 novembre 2007 l’Università bulgara di Plovdiv ‘Paisii Hilendarski’ gli ha conferito una Laurea honoris causa in Comunicazione e sport.

Nel 2009 ha pubblicato l’autobiografia intitolata Preferisco la coppa: vita, partite e miracoli di un normale fuoriclasse, i cui proventi economici sono stati destinati interamente alla “Fondazione Borgonovo” per la lotta alla SLA.

Nel 2019 la rivista francese France Football lo inserisce nella top 50 degli allenatori più forti della storia del calcio.

Non il più grande allenatore di sempre, probabilmente, ma un allenatore per sempre, per tutte le ere calcistiche passate, presenti e future. O forse la storia ci dice che è il più grande di tutti i tempi. Ancelotti non solo ha visto nascere il calcio contemporaneo, ne è stato uno degli artefici nel Milan di Sacchi; Ancelotti è prima e dopo Klopp e Guardiola; Ancelotti è Vittorio Pozzo; Ancelotti è José Villalonga e Miguel Muñoz degli anni d’oro del grande Real; Ancelotti è Bearzot e Sacchi; Ancelotti è Liedholm e Del Bosque. 

Ancelotti è un patrimonio!

Allenatore
Club
Competizioni nazionali

Coccarda Coppa Italia.svg Coppa Italia: 1
Milan: 2002-2003
Scudetto.svg Campionato italiano: 1
Milan: 2003-2004
Supercoppa Italiana.svg Supercoppa italiana: 1
Milan: 2004
CommunityShield.png Community Shield: 1
Chelsea: 2009
Premier league trophy icon.png Campionato inglese: 1
Chelsea: 2009-2010
FA Cup.png Coppa d’Inghilterra: 1
Chelsea: 2009-2010
Ligue1 trophy.svg Campionato francese: 1
Paris Saint-Germain: 2012-2013
RFEF – Copa del Rey.svg Coppa di Spagna: 1
Real Madrid: 2013-2014
DeustcherSupercupTrophy.svg Supercoppa di Germania: 2
Bayern Monaco: 2016, 2017
Meisterschale.png Campionato tedesco: 1
Bayern Monaco: 2016-2017
Supercoppa di Spagna: 1
Real Madrid: 2022
Liga trophy (adjusted).png Campionato spagnolo: 1
Real Madrid: 2021-2022
Competizioni internazionali
Intertoto.svg Coppa Intertoto UEFA: 1
Juventus: 1999
Coppa Campioni.svg UEFA Champions League: 4 (record)
Milan: 2002-2003, 2006-2007
Real Madrid: 2013-2014, 2021-2022
Supercoppa UEFA.svg Supercoppa UEFA: 3 (record a pari merito con Josep Guardiola)
Milan: 2003, 2007
Real Madrid: 2014
Copa do Mundo de Clubes da FIFA.png Coppa del mondo per club: 2
Milan: 2007
Real Madrid: 2014
Individuale
Oscar del calcio AIC: 2
Miglior allenatore: 2001, 2004
Panchina d’oro: 2
2002-2003, 2003-2004
Panchina d’oro speciale: 1
2016-2017[107]
Allenatore dell’anno UEFA: 1
2003
Allenatore dell’anno World Soccer: 1
2003
Miglior allenatore dell’anno IFFHS: 2
2007, 2014
Premier League Manager of the Month: 5
Novembre 2009, Agosto 2010, Marzo 2011, Aprile 2011, Settembre 2020
Trophées UNFP du football: 1
Miglior allenatore della Ligue 1: 2013
Premio Nazionale Enzo Bearzot: 1
2014
Inserito nella Hall of Fame del calcio italiano nella categoria Allenatore italiano (2014)
Globe Soccer Awards: 2
Miglior allenatore dell’anno: 2014
Maggior attrazione mediatica: 2014
Trofeo Miguel Muñoz: 1
2015

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