“A muso duro”: la fiction su Maglio, il medico che inventò le Paralimpiadi

Su Rai1 “A muso duro”, il film tv che racconta la vita di Antonio Maglio, il medico dell’Inail riconosciuto come il padre del movimento paralimpico italiano. Insieme a lui, sul piccolo schermo, anche i ragazzi del Centro Paraplegici di Ostia. Possibile rivedere il film tv su Rai Play.


Antonio Maglio è stato il padre del movimento paralimpico italiano e il promotore delle prime Paralimpiadi, che ebbero luogo per la prima volta a Roma nel 1960.
Consulente medico dell’Inail, nel 1957 fu nominato direttore del neocostituito Centro Paraplegici “Villa Marina” ad Ostia. In tale veste sperimentò nuove tecniche e metodologie per la riabilitazione, con effetti praticamente immediati con riduzione della mortalità ed attenuazione degli stati di depressione dei soggetti.

In particolare, sulla base delle idee del neurologo anglo-tedesco Ludwig Guttmann, introdusse lo sport per le persone in carrozzina, facendo praticare ai suoi pazienti atletica leggera, nuoto, pallacanestro, scherma, tennistavolo, tiro con l’arco.
Grazie alla sua rete di contatti ed alla sua posizione all’interno di uno dei maggiori enti di previdenza del paese, Maglio riuscì effettivamente nel suo intento e nel 1960 i Giochi si tennero a Roma, al complesso sportivo “Tre Fontane” e alla piscina del Foro Italico. A posteriori, i Giochi sono stati considerati dal Comitato Paralimpico Internazionale come prima edizione delle Paralimpiadi.

Maglio continuò la sua attività fino agli anni ’80, promuovendo lo sport paralimpico e facendo gareggiare decine e decine di atleti paraplegici italiani nelle competizioni internazionali.
Alla sua storia è ispirato il film A muso duro, nel quale il personaggio di Maglio è interpretato da Flavio Insinna. Nel cast anche Claudia Vismara nel ruolo della moglie di Antonio Maglio, Maria Stella Calà, ma anche Francesco Gheghi che interpreta Michele e tanti altri.


La moglie Maria Stella Calà, in un’intervista raccolta dal Comitato Italiano Paralimpico, raccontò: “Nacque in lui il sentimento di poter fare qualcosa non solo per questi ragazzi, ma per tutti i casi simili”.

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