Mosca minaccia lo stop al grano anche per l’Italia

Dopo il gas, Mosca minaccia anche la guerra del grano. “Venderemo cibo e prodotti agricoli solo ai Paesi amici”, ha scritto su Telegram il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo Dmitry Medvedev. Sostenendo che i prodotti alimentari a disposizione della Russia sono sufficienti a soddisfare le esigenze interne, Medvedev ha affermato: “Forniremo cibo e raccolti solo ai nostri amici(fortunatamente ne abbiamo molti, e non sono in Europa e Nord America). Non forniremo invece i nostri prodotti agricoli ai nostri nemici, da cui non compreremo nulla”, ha aggiunto l’ex presidente russo.

Minaccia sul grano

Dunque dopo la richiesta del pagamento in rubli del gas, dalla Russia arriva anche lo stop alle forniture di grano. Tra i Paesi «non amici» c’è anche l’Italia, che lo scorso anno ha importato dal Paese di Putin circa 153 milioni di chili di grano, dei quali 96 milioni di chili di tenero per la panificazione e 57 milioni di chili di duro per la produzione di pasta. È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sui dati Istat sugli effetti della minaccia ventilata da Dmitry Medvedev. L’Italia per altro – precisa ancora la Coldiretti – importa circa la metà del mais di cui ha bisogno per oltre 6 milioni di tonnellate provenienti prevalentemente da Ungheria 30% (1,85 milioni di tonnellate), Slovenia 13% (780 mila tonnellate) e appunto Ucraina (770 mila tonnellate), secondo lo studio Divulga. Va tuttavia segnalato che tra pochi mesi inizierà la raccolta del grano seminato in autunno in Italia dove secondo l’Istat si stimano 500.596 ettari a grano tenero per il pane, con un incremento dello 0,5% mentre la superficie del grano duro risulta in leggera flessione dell’1,4% per un totale di 1.211.304 ettari anche se su questa prima analisi pesano i ritardi delle semine per le avverse condizioni climatiche che potrebbero portare a rivedere il dato al rialzo.

Spedizione di mais dall’Ucraina

Positiva è anche la notizia della prima spedizione di migliaia di tonnellate di mais dall’Ucraina attraverso il treno diretto ai confini ovest con i porti del Paese che rimangono bloccati a causa dell’invasione russa. «In questo contesto è importante il via libera dell’Unione Europea alla semina in Italia di altri 200 mila ettari di terreno per una produzione aggiuntiva di circa 15 milioni di quintali di mais per gli allevamenti, di grano duro per la pasta e tenero per la panificazione, necessari per ridurre la dipendenza dall’estero», afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini per il quale «si tratta di un quantitativo che nel medio periodo può aumentare di almeno cinque volte con la messa a coltura di un milione di ettari lasciati incolti per la insufficiente redditività, per gli attacchi della fauna selvatica e a causa della siccità che va combattuta con investimenti strutturali per realizzare piccoli invasi che consentano di conservare e ridistribuire l’acqua»

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