Giovanni Palatucci, il poliziotto eroe che salvò centinaia di Ebrei

ll 27 gennaio si terrà la Giornata della Memoria in ricordo della Shoah, il terribile sterminio cui fu sottoposto dal Nazifascismo il popolo Ebraico, i Nostri Fratelli Maggiori, il popolo della Sapienza, dalla tradizione plurimillenaria.

Molti Ebrei furono gettati nei Campi di Sterminio, sottoposti a lavori impossibili e pratiche disumane.

Altri, pochi, riuscirono a scappare o a nascondersi. E ci sono eroi silenziosi che spesso dimentichiamo e che hanno speso tutto sé stessi sino all’estremo sacrifizio.

Tra questi non può non ricorrere la memoria del dottor Giovanni Palatucci.

Nativo di Montella, in provincia di Avellino, ove visse e studiò, si iscrisse poi alla Università di Torino, laureandosi in Giurisprudenza.

Praticò per poco la professione forense e, proteso verso un più alto valore di Giustizia, si arruolò nella Polizia di Stato (l’allora Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza).

Fu assegnato a Genova nella Polizia Criminale ma lì non andava a genio ai superiori, troppe le angherie cui assisteva e le ingiustizie, trovandosi spesso a scontrarsi verbalmente con i colleghi.

Per questi motivi fu trasferito alla Questura di Fiume-all’epoca città italiana- dove lavorò all’Ufficio Passaporti divenendo poi Questore Reggente, il primo Questore della Fiume italiana.

Primo per esempio e dedizione ma soprattutto per il suo “segreto”, approfittando della funzione rilasciò centinaia di passaporti falsi, non regolari, per far fuggire perseguitati di ogni tipo, soprattutto Ebrei.

Ma fece di più, approfittando di uno zio Vescovo, Giuseppe Maria Palatucci, in Campagna, provincia di Salerno, mandò un numero ingente di ebrei ivi, ospitati in un Casermone e con pochissime limitazioni, giusto per non dare nell’occhio.

Purtuttavia, dopo un po’, il Tenente Colonnello Keppler si accorse di qualcosa di strano, e mandò i suoi uomini a prelevarlo. Prima che arrivasse  l’Alto Ufficiale Nazista gli fu anche offerto di fuggire in Svizzera, ma rifiutò, facendo partire però la sua compagna.

Fu condannato a morte ma la pena fu commutata in, forse, ben peggior destino.

Fu inviato a Dachau il 22 ottobre 1944 e morì di stenti il 10 di febbraio, ironia della sorte Giorno del Ricordo, ove si fa memoria di un altro massacro, le foibe.

Attualmente la Chiesa Cattolica lo annovera tra i Servi di Dio nonché Martire del XX secolo per l’abnegazione con la quale, a spese della propria vita, ha seguito un ideale di Giustizia seguendo umilmente la Verità.

Gli è stata altresì conferita la Medaglia d’Oro al Merito Civile italiana ed è annoverato tra i Giusti dal popolo Ebraico.

Un ringraziamento speciale a Michele Aiello, presidente del Comitato Giovanni Palatucci di Campagna, per il materiale fotografico fornitoci.

Giovanni Di Rubba

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