Richieste di amicizia su Facebook e falsi atti legali della Polizia. Truffe online a finalità estorsive o di phishing

Negli ultimi giorni, sotto i post degli utenti Facebook, in risposta a vostri commenti, ci sono delle persone che cercano di farsi aggiungere come amici su Facebook. 

Hanno foto profilo belle e rassicuranti, ma non pubblicano quasi nulla e ci sono poche informazioni nello spazio ad esse dedicato. 

Attenzione! Sono profili falsi.

Le foto vengono prese in Rete da terzi ignari. 

Mai accettare la Richiesta di Amicizia.

Possono contattarvi via chat avanzando richieste che sono delle vere e proprie truffe, facendovi credere, ad esempio, di avervi ripreso tramite webcam chiedendo dei soldi per non diffondere un filmato compromettente. 

Altresì possono appropriarsi di foto presenti sul vostro profilo e usarle per altre truffe simili. 

Se vi capita, procedete a segnalare il commento a FB e a bloccare quel profilo. Potete anche segnalarlo alla Polizia postale tramite il sito www.commissariatodips.it

Si stanno verificando tentativi di phishing e truffa da e-mail o messaggi social o sms non istituzionali. 

Alla vittima si fa credere la esistenza di una fittizia indagine penale, con l’intento di indurla a ricontattare i “truffatori” e esporsi in questo modo a successive richieste di pagamenti in denaro o di comunicazione dei propri dati personali.

Le false e-mail sono scritte in diverse lingue, utilizzano anche il logo della Repubblica Italiana, del Ministero dell’Interno, di Europol, o della Polizia.

Ecco il tenore dell’atto: “Stiamo avviando un procedimento legale contro di lei per pedopornogrefia, pedofilia, cyberpedofilia, traffico di minori.

La Polizia Postale raccomanda di diffidare da simili messaggi e avvisa e sottolinea che le Forze di polizia non contatterebbero mai direttamente i cittadini, attraverso email o messaggi, per richiedere loro pagamenti in denaro o comunicazioni di dati personali, dietro minaccia di procedimenti o sanzioni penali. In questo caso si configurerebbe il reato di estorsione.

Giovanni Di Rubba

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