Chiacchierata sul Covid 19 con la dottoressa Domenica Rea del Istituto nazionale Tumori IRCCS Fondazione Pascale

Minoranze nazionali e COVID-19: disparità più ampie e vulnerabilità  aggravata - Sala stampa

G: Oramai da quasi due anni stiamo convivendo e combattendo questa crisi pandemica  dovuta al virus “Covid 19”, che ha modificato e sta modificando le nostre abitudini di vita.

In parole molto semplici quale è il suo meccanismo d’azione?

D: Ciao Giovanni, ed eccoci qua a fare nuovamente il punto della situazione su questo Virus che ci ha cambiato la vita. Il Sars-CoV-2 appartiene alla famiglia dei coronavirus, ha come materiale genetico RNA che si trova in un involucro definito capside il quale è attraversato da strutture proteiche che gli conferiscono il tipico aspetto “a corona” le così dette proteine Spike. Il suo meccanismo biologico d’infezione è la capacità di riuscire ad entrare nell’organismo umano attraverso molteplici vie di accesso. Infetta le persone utilizzando la proteina di superficie Spike, che agisce come una chiave permettendo l’accesso nelle cellule, in cui poi quest’ultimo riproduce e si replica.

Un virus, non può sopravvivere né replicarsi se non utilizza una cellula, e le proteine di superficie Spike sono capaci di agganciarsi con estrema facilità sulle cellule delle alte e basse vie respiratorie, ma anche nel cuore, nei reni, nell’intestino fino alle cellule di rivestimento interno dei vasi sanguigni.

Per tale ragione siamo così suscettibili ed esposti all’infezione ed alle sue conseguenze.

G: Lo scorso anno è iniziata, fortunatamente,  la campagna vaccinale ma ancora tanti sono i problemi e le discussioni in merito all’efficacia delle cure. Ci troviamo in un vero e proprio marasma di opinioni.

Vuoi spiegarci un po’, in modo semplice,  il meccanismo d’azione dei cinque vaccini che vanno per la maggiore, Pfizer, Moderna, Astrazeneca, Jonson&Jonson e Sputnik?

D: È vero questa pandemia non vuole proprio allentare la presa; siamo sempre più confusi e disorientati. Ma i vaccini sono un’arma valida per arginare e tenere sotto controllo la diffusione della malattia, e soprattutto per ridurla ad un semplice raffreddore.

I Vaccini? Nel corso di poco più di anno abbiamo assistito a tante indicazioni diverse passando dall’iniziale utilizzo di 4 vaccini a quello attuale di 2.

Si tratta di vaccini con differenti caratteristiche e meccanismi d’azione, che tuttavia condividono un rigoroso percorso di sperimentazione.

Il vaccino Pfizer-BioNTech e il vaccino Moderna utilizzano il mRNA, cioè un parte del codice genetico che porta il messaggio codificante la proteina Spike, per “educare” il nostro sistema immunitario a riconoscerla  e neutralizzarla. Questi due vaccini veicolano l’mRNA della proteina Spike all’interno di nanoparticelle lipidiche.

Le due soluzioni vaccinali funzionano di fatto allo stesso modo: l’ informazione genetica della proteina Spike viene trasferita all’interno delle cellule umane; il nostro organismo risponde a questo segnale generando anticorpi, proprio come se fossimo stati attaccati dal vero virus.

Entrambi, però, richiedono una doppia iniezione, a qualche settimana di distanza; ed attualmente le linee guida prevedono un richiamo con una dose “Booster” che può essere somministrata a partire dai cinque mesi dal completamento del ciclo primario di vaccinazione, indipendentemente dal vaccino precedentemente utilizzato.

I vaccini Astra Zeneca, Johnson&Johnson utilizzano, invece, la  tecnologia dei vettori virali.

Il vaccino è costituito da vettore virale. Il vettore virale è un virus incapace di replicarsi, (Es. adenovirus di scimpanzé o umani) nel quale è stato inserito il materiale genetico della proteina Spike; non il messaggio come negli altri 2 vaccini. Quindi un virus inattivo viene usato come trasportatore del materiale genetico della proteina spike per portare tale materiale nelle cellule umane. Una volta somministrato, l’adenovirus penetra nel nucleo delle cellule dove fornisce il codice genetico per produrre la proteina Spike, dando inizio così ad una serie di processi che innescano ed attivano alla fine la risposta immunitaria e la produzione di anticorpi specifici contro il virus. La differenza, spiegata in termini semplici: il messaggio mRNA della proteina Spike contenuto nei vaccini Pfizer e Moderna permette di saltare alcuni passaggi che portano all’attivazione della risposta immunitaria e tale materiale non entra nel nucleo delle nostre cellule, differentemente dal materiale genetico presente nei vaccini a vettore virale attenuato che viene veicolato nel nucleo delle cellule e dà origine ad una prima risposta che  esce dal nucleo e segue poi gli stessi passaggi degli altri 2 vaccini fino all’attivazione della risposta immunitaria

G: La platea del popolo italiano è divisa ed eterogenea, una fetta, anche se non consistente, della nazione è scettica, i No Vax, contrari al vaccino, che non sono tutti complottisti ma anche molti esasperati innanzi ad una serie di eventi mai vissuta, forse, dalla umanità. Cosa diresti a questa persone per spingerle a fare la cosa giusta, il vaccino.

D: Caro Giovanni siamo tutti stanchi, anche noi sanitari; che siamo stati i primi a sottoporci a questa profilassi, siamo esasperati anche noi da una realtà “aliena” e difficile da gestire a partire dalla famiglia e nel lavoro.

Lo abbiamo fatto, e  lo stiamo facendo per il bene comune, per i nostri familiari per i nostri amici, e per tutti quelli che si ammalano al fine di poterli curare al pieno delle nostre forze.

Quindi dico a queste persone, di essere intelligenti, di vaccinarsi per loro, per i loro figli o nipoti, per ridurre ad un semplice raffreddore questa malattia, e di non avere paura perché la vita col vaccino è per strada e con i propri cari, e non in un letto di terapia intensiva intubato e imbottito di tantissimi farmaci e senza gli affetti.

G: Il Sars-Cov2 è un virus soggetto a mutamento.

Abbiamo avuto tante varianti, la Delta e la Omicron sono le ultime.  

Puoi spiegarci brevemente cosa sia una mutazione del virus e quanto può essere letale e vanificare gli sforzi posti in essere con la vaccinazione globale.?

D: I virus, in particolare quelli a Rna come Sars-CoV-2, evolvono costantemente attraverso mutazioni del loro genoma.

Variante significa che il virus è cambiato, un singolo amminoacido della proteina spike, una breve sequenza dell’RNA; ma questo non equivale a dire più virulento, né che possa sfuggire al vaccino. Dipende da questo cambiamento: la maggior parte delle mutazioni non ha un impatto significativo, altre invece possono dare una maggiore trasmissibilità, una maggiore patogenicità o la possibilità di aggirare l’immunità precedentemente acquisita o per infezione naturale o per vaccinazione.

In questi casi le varianti diventano motivo di preoccupazione, e devono essere monitorate e studiate con attenzione.

Per la variante Omicrom  quello che è sotto gli occhi di tutti è che è sicuramente più trasmissibile ma determina una infezione ed una malattia meno grave, soprattutto nei vaccinati, e i tamponi molecolari sono in grado di rilevare l’infezione anche in presenza della variante Omicron.

G: Le ritrosie e lo scetticismo nei confronti del vaccino non si riscontrano solo per una cattiva informazione ma anche perché è la prima volta che avviene una vaccinazione non stratificata, quindi che non consente di avere dati statistici-medici sugli effetti collaterali, è così?

D: È vero… la corsa non era solo contro il virus ma anche contro il tempo. Non si poteva mettere in piedi uno studio articolato, distinguendo e creando cluster di popolazione, non c’era tempo per  studiare i tempi di efficacia di questo vaccino.

Questo ci ha portato a diversi “dietro front” e all’utilizzo di combinazioni di diversi vaccini nello stesso soggetto. Ma il rapporto danno beneficio, come si dice in gergo tecnico, è nettamente a favore dei benefici. L’efficacia del vaccini anti COVID-19 nell’attenuare la manifestazione patologica, è oltre il 90%.

Parafrasando Paracelso, tutto è veleno, e nulla esiste senza veleno; solo la dose e la condizione del soggetto ne fa un rimedio. I benefici di questi vaccini sono enormi, e hanno dato un impulso notevole anche alla ricerca; hanno ridotto le ospedalizzazioni e la sintomatologia, ed anche la trasmissione.

G: Dottoressa qual è la differenza tra Tamponi Rapidi e Tamponi Molecolari?

D: Allora, cercherò di essere semplice…

Entrambi vengono effettuati a partire da un tampone naso faringeo che preleva l’eventuale Sars-CoV-2 dalle nostre vie respiratorie.

Per quello rapido, detto anche ANTIGENICO, il materiale prelevato viene sciolto in una opportuna soluzione e poi una goccia di questo viene caricata su quegli “stik” che tutti abbiamo imparato a conoscere; essi sono fatti di carta rivestiti da una protezione di plastica, sulla carta si trovano adesi anticorpi specifici che riconoscono proteine del Sars-Co-V2: quindi se nelle nostre vie respiratorie c’è il virus saranno visibili 2 bande.

Nel caso invece di un tampone molecolare, il materiale prelevato viene sottoposto ad una metodica di analisi più lunga e complessa: la PCR.

Il virus viene distrutto, viene separato il suo RNA e quest’ultimo viene copiato milioni di volte, questo ne fa una metodica più precisa e sensibile, per questo è sempre indicata dopo un tampone rapido positivo.

G: La terapia al plasma, quella con gli anticorpi monoclonali, cosa è esattamente? Potrebbe funzionare come trattamento su larga scala?

D: La Terapia con plasma iperimmune è semplice: nel sangue delle persone guarite sono presenti anticorpi utili a combattere il virus. Questi vengono prelevati (sotto forma di plasma) e iniettati in un malato e potrebbero aiutare quest’ultimo a guarire dal Covid-19.

L’utilizzo del plasma a scopo terapeutico non è affatto una novità; non è però tutt’oro quello che luccica: solo il 30% dei potenziali donatori risulta idoneo (impossibile quando si ha una scarsa quantità di anticorpi e malattie concomitanti, e storie di trasfusioni). Proprio per i limiti nella donazione di plasma iper-immune, una possibile soluzione al problema è  utilizzo degli anticorpi monoclonali. Il principio è lo stesso, però, in questo caso si andrebbero ad iniettare solo gli anticorpi, senza plasma, necessari e in quantità elevate. Niente problemi di approvvigionamento perché questi anticorpi possono essere prodotti in laboratorio.

Una volta ottenuti -e dimostrata l’efficacia- questi anticorpi potranno essere somministrati a tutte le persone che sono risultate positive al test in modo da fermare l’infezione in corso. Sicuramente potranno essere usati come profilassi alle persone in prima linea che sono ad alto rischio di infezione, ma da ripetere ciclicamente in quanto non vi è alcun coinvolgimento della memoria del sistema immunitario.

Detta alla “Carlona” un po’ come l’anti tetanica…Ma quello che ancora ad oggi non sappiamo è la quantità i anticorpi che ci protegge dalla forma grave della malattia, che sia esso un soggetto sano o con patologie concomitanti.

Giovanni Di Rubba

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