L’ultimo discorso di Mattarella: tra fiducia per il futuro e coesione sociale

L'addio di Mattarella: «Tra pochi giorni il mio ruolo finisce» - Giornale  di Sicilia

Si è tenuto ieri il consueto discorso di fine d’anno del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, l’ultimo essendo vicinissima alla scadenza il mandato.

Il Presidente non ha nascosto il suo coinvolgimento e la sua emozione per questo settennato che ha mostrato il volto fragile e tragico dell’Italia ma anche quello positivo e laborioso.

Non poteva non accennare alla crisi pandemica, al ringraziamento di sanitari e ricercatori, ed alla fortuna di avere ora un vaccino, senza il quale torneremo a due anni or sono, quando le immagini delle camere intensive e della gente che moriva a flutti erano strazianti ed intensissime.

Non ha mancato di accennare anche alle conseguenze economiche della pandemia, cui ci stiamo risollevando grazie ai sostegni europei.

Ha mostrato poi come la transizione ecologica ed economica sia una strada giusta da seguire anche per attutire o elimina meccanismi di mercato che si sono sballati causa Covid ed andrebbero corretti.

Vicinanza anche per tutte le vittime del Terrorismo di Matrice Islamica, per le vittime di terremoti, per i caduti militari e civili, per le donne vittime di violenza.

Con la sobrietà che lo caratterizza ha poi parlato del suo ruolo, di garante della Unità Nazionale e mostrando come sempre il patriottismo, nelle situazioni di difficoltà, emerga dal sangue italico.

Ha ricordato, a fine mandato e come una sorta di linea guida, ma celata e lasciata al buon senso,  che una volta eletti Presidente della Repubblica occorre in primis spogliarsi del passato politico e farsi carico del bene comune, in secundis salvaguardare ruolo, funzioni e prerogative delle Istituzioni, lasciandole integre ai successori.

Ha concluso poi con un occhio al futuro, ai giovani, “portatori di originalità”, invitandoli a non rassegnarsi e leggendo una toccante lettera del professor Pietro Cammina, in pensione da due anni  e vittima del Crollo Ravanusa.

Una lettera commovente in cui si invitano i ragazzi ad usare le proprie parole per difendere sé ed altri, per aiutare, per difendere, per mordere la vita senza paura di sbagliare.

Dopo i saluti al Santo Pontefice Francesco ci ha lasciato con una frase colma di speranza ma che non esula  dal nostro impegno personale: “”L’Italia crescerà quanto più avrà coscienza del proprio comune destino, del proprio ruolo e di quello dell’Europa”.

Giovanni Di Rubba

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