Alberto Angela si conferma maestro nel raccontare Napoli

Il programma di ieri sera “Una Notte a Napoli” è stato tra i più visti, con il 22,7% di Share. Con oltre quarantamila likes, 3700 commenti – favorevoli nel 99,9% dei casi – più di ottomila condivisioni.

Si è passati dalla mitica fondazione di Partenope ai misteri della Napoli sotterranea, da Palazzo Serra di Cassano,  a più di 40 metri sotto terra tra cave, cisterne ed acquedotti. La Galleria Borbonica, tunnel di fuga che nel 1853 il Re Ferdinando II decide di costruire  in caso d’attacco. Da San Gregorio Armeno alla Napoli di Maradona, il calciatore divinizzato dai suoi.

Ma quello che cresce è soprattutto il consenso dei Campani nei confronti del presentatore, un sex symbol della cultura per le donne, amato anche dagli uomini che, oltre ad apprezzare la semplicità e genuinità del discorso di Alberto, adorano soprattutto il modo in cui, mettendo davanti cultura e fatti, consenta a tutti di ricredersi del fatto che Napoli sia quella dal popolo lascivo, della monnezza, di Gomorra. Senza nemmeno stereotipi tipo pizza e mandolino.

Non è la prima volta che Alberto Angela parla di Napoli e non sarà sicuramente l’ultima, già cittadino onorario del capoluogo campano e della città di Pompei, anch’essa  frutto dei suoi reporter.

Figlio d’arte (suo padre è Alberto ed ha “fondato Quark”), è un paleontologo ed ha svolto diverse attività di ricerca anche importanti. Ha studiato in diversi college ed università ed ha fatto esordio in televisione come autore prima e poi come conduttore solo negli anni ’90, scrivendo programmi assieme al padre Pietro e poi autonomamente.

Come il padre la sua narrazione si fonda su una sapiente ironia e sulla rara capacità di rendere semplici concetti astrusi.

Giovanni Di Rubba

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