L’Immacolata Concezione e la Bona Dea Romana

Immacolata Concezione, Pedro Attanasio Boccanegra

Il dogma della Immacolata Concezione è il penultimo dogma, proclamato dopo secoli di discussione da  papa Pio IX, l’8 dicembre 1874, ne dichiarò ufficialmente la dogmaticità con la ‘Ineffabilis Deus’.

Il dogma della Immacolata Concezione non attiene  alla verginità della Stessa, prima e dopo il concepimento né alla concezione virginale del Cristo, ma è più ampio e riguarda la incorruzione della stessa, unica creatura che è nata senza peccato originale. La figura di donna che si contrappone tanto a Lilith, che si lascia travolgere dal peccato quanto ad Eva che si lascia sedurre da esso.

La Madre di Dio pone il peccato sotto ai suoi piedi, questi non può insidiargli il calcagno, come predetto in Genesi. Si parla della Immacolatezza anche in Proverbi: “Quando non esistevano gli abissi, io fui generata; quando ancora non vi erano le sorgenti cariche d’acqua.” E nel Cantico dei Cantici “« Tutta bella tu sei, amica mia, in te nessuna macchia “.

Venendo al Nuovo Testamento anche Luca col “Piena di Grazia” pronunciato dall’arcangelo Gabriele ne fa ampio cenno, ed in ugual guisa il protovangelo di Giacomo in cui racconta la pura esistenza e custodia di Maria al Tempio, prima del concepimento.

In merito alla Patristica e poi alla Scolastica ed ad altre dispute teologiche-Mariane diverse sono le discussioni, Agostino di Ippona propende, per fare un esempio su tutti,  per la tesi  della Immacolata Concezione.

Ma fu soprattutto San Giovanni Duns Scoto, OFM, Dottore della Chiesa (Doctor Subtilis) a porre vasta orma di ineccepibile condotta, noto soprattutto per la sottigliezza e precisione non solo nelle argomentazioni ma nei temi teologici trattati che studiava con rigore scientifico e sviscerava con spirito investigativo.

Il dogma in esame è, dunque  il penultimo, ed è legato alle apparizioni di Lourdes ai pastorelli.

Il successivo ed ultimo sarà proclamato il 2 novembre da papa Pio XII. L’Assunzione in Cielo di Maria, Assumptio. Anzi a nostro avviso sarebbe più opportuno dire Caelo Recepta, termine che esclude la dormizione, ovverosia la morte cui segue l’Assunzione. Tutto ciò tenendo conto del dogma della Concezione Immacolata che, crediamo, escluda, la dormizione e quindi la morte, data la incorruttibilità, unica creatura senza peccato non può passare per la morte. Per il Cristo è diverso perché si è fatto uomo ed è Dio e, prima della Resurrezione e della Ascensione, la sua morte e discesa agli inferi era necessaria per la nostra salvezza e per quella dei Giusti e non prima della Sua venuta.

I due dogmi sono dunque collegati tra loro.

La celebrazione in onore della Immacolata Concezione cade l’8 di dicembre, ed interessante sembra controllare in che periodo dell’anno si colloca la festività nel Panteon Romano, ed in che modo la festa si sia integrata.

La "Bona dea", un culto tra misteri, violenze e vendette sulle sponde del  Tevere al tempo di Cesare - ABOUT ART ON LINE

Il 4 dicembre, in prossimità della Immacolata Concezione, cedeva la festa in onore alla Bona Dea. Una divinità archetipa ma non dispensatrice di fertilità come le Grandi Madri classiche, una divinità benevola che doveva tenere a bada Fauno.

Il fauno ed i suoi amici sileni sono divinità minori che creano scompiglio tra gli uomini e nella Natura. La Dea Bona, come una madre, cerca di riprenderli e di ammonirli. Persino quando Fauno vuole attentare alla sua verginità utilizzando del mirto.

Il suo culto si celebrava presso la casa di un Pontefice Massimo, di un Console o di un Pretore, alla presenza di sole vergini consacrate-le Vestali, ed erano esclusi gli uomini, persino animali maschi. Il rito consisteva nel versare del vino che chiamavano “latte”, e l’anfora in cui era riposto mellarium cioè “vaso di mele”. Durante la festa si sacrificava una scrofa gravida.

La scrofa sgozzata simboleggiava sia tutti gli spiriti inferiori, i bassi istinti, messi a tacere, la castità, ed allo stesso tempo era, per il popolo, augurio di fertilità. Il vaso di mele rappresentava invece la discordi, l’invidia, la bramosia, il desiderio che il vino, perciò detto latte, annulla con la sua purezza.

Ella è dispensatrice di salute e cura e consola gli afflitti.

Una dea molto sui generis per i Romani, ed anche per i Greci che avevano l’equivalente in Damia.

Culto di Bona Dea

La Bona Dea nasca dalle limpide Grandi Acque, senza ricevere pregiudizio dalla condotta umana e divina.

Il Suo tempio principale  era sull’Aventino, nel bosco Sacro, ed il suo culto basato sui misteri. Quivi i plebei potevano celebrare il rito, con le medesime modalità di quello dicembrino, il giorno 1 di maggio, con pastorelle vergini invece di Vestali.

Si tratta, infine, di una divinità che operava “pro populo”, per tutti.

Giovanni Di Rubba

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