Si è tenuta ieri a Napoli, presso la Basilica dei San Francesco da Paola la commemorazione della Rosa d’Oro della Cristianità, la Regina Elena di Savoia

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Si è tenuta ieri, domenica  28 novembre alle ore 18 -presso la Basilica Reale e Pontificia di San Francesco di Paola, sita in piazza del Plebiscito- la Celebrazione Eucaristica in suffragio ed in memoria della principessa Elena del Montenegro. La cerimonia ricorderà il 69° anniversario del richiamo a Dio della cosiddetta “Regina della Carità”.

Ad officiare la funzione sarà Padre Mario Savarese O.M., l’evento è organizzato dalla “Associazione Internazionale Regina Elena ONLUS”  in compartecipazione con “Tricolore Associazione Culturale Circolo Beata Maria Cristina di Savoia”. La ONLUS che reca il nome della Regina Elena molto si prodiga, da anni, a porre in essere iniziative umanitarie e di sostegno sanitario, oltre che eventi culturali.

E molto hanno in comune la principessa di Napoli e “ultima” Regina d’Italia Elena del Montenegro con la Beata Maria Cristina di Savoia. Ambedue le savoiarde erano donne che davano anima e corpo per il prossimo, spesso rimettendoci personalmente e rischiando la loro posizione di prestigio.

Elena del Montenegro era molto schiva e riservata, seppure colta e poliglotta, proveniente dal territorio albanese fu scelta come consorte per Re Vittorio Emanuele III onde evitare un fenomeno molto diffuso da tempo immemore nelle famiglie nobili, l’emofilia, dovuta spesso a matrimoni tra cugini per tener salda la discendenza.

Di credo Ortodosso si convertì al Cattolicesimo per convolare a nozze col sovrano d’Italia. Mai si occupò di vicende politiche ma seppe con la grazia e l’ingegno proprio del gentil sesso risolvere molte problematiche.

Salita al trono assieme al marito Vittorio Emanuele III l’11 agosto 1900, a causa dell’assassinio del Suocero per mano del rivoltoso Gaetano Bresci, si trasferì quindi in Quirinale, all’epoca sede dei Reali.

Allo scoppio della I guerra mondiale da subito si prodigò per gli ammalati e le vittime, cercando sostegno economico con la vendita della sua “Foto Autografata”, operò direttamente come infermiera e propose ed ottenne che il Quirinale fosse usato come ricovero per gli infermi. Ancora, per pagare i debiti di guerra propose la vendita dei beni della Corona.

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Ma la sua vera e più grande passione era la scienza medica.

Come ha ricordato padre Mario Savarese nella Sua omelia il 28 dicembre 1908 Reggio Calabria e Messina furono colpite da un disastroso terremoto e maremoto e subito la Regina si dedicò ai soccorsi, anche in prima linea.

Oltre a curare come infermiera, si interessava allo studio delle malattie, nonché fu una antesignana dei “corsi di Aggiornamento Professionale”, affermando e promuovendo già all’epoca iniziative per la formazione e l’aggiornamento professionale dei medici e degli operatori sanitari, per la ricerca contro la poliomielite, per la malattia di Parkinson e soprattutto contro il cancro.

C’è un legame interessante tra Elena de Montenegro e la “Beata Maria Cristina di Savoia”, ed è proprio inerente la medicina e specificatamente l’interesse riposto per la “Regina della Carità” nei confronti del cancro e per il miracolo che ha portato alla beatificazione  di Maria Cristina, la guarigione per sua intercezione e non scientificamente spiegabile, di un tumore alla mammella. Inoltre la stessa Elena morì per un difficoltoso cancro.

La stessa, inoltre, ricorda sempre il presbitero, scrisse, allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, missive alle sei Regine delle nazioni che erano rimaste neutrali a che non aderissero a quello scempio che il conflitto bellico si rivelò. Specificatamente alla Regina del Belgio, dei Bulgari, di Danimarca, di Jugoslavia e dei Paesi Bassi e la Granduchessa del Lussemburgo.

Fu insignita della laurea honoris causa in Medicina e Chirurgia, ottenne dalle mani del Sommo Pontefice Pio XI il conferimento della “Rosa D’Oro della Cristianità”, importantissimo  riconoscimento di cui risulta l’unica donna insignita, per gli ex combattenti.

Dopo l’armistizio il 9 settembre del 1943 seguì il marito nella cosiddetta “fuga” a Brindisi, dove il sovrano e consorte si rifugiò lasciando Roma subito dopo che fu reso noto al pubblico l’armistizio con gli Alleati che egli aveva segretamente firmato il 3 settembre per porre fine alla guerra.

Il 23 settembre ebbe un dolore immenso, la figlia Mafalda venne arrestata dai nazisti e portata nel lager di Buchenwald, dove morì nel 1944.

Dopo la fine della guerra, che per l’Italia viene fissata convenzionalmente nel 25 aprile 1945, Elena seguì l’esule marito 9 maggio del 1946, subito dopo che Vittorio Emanuele III  abdicò a favore del figlio Umberto assumendo il titolo di Conte di Pollenzo.

La coppia reale si ritirò a Villa Jela, in Alessandria d’Egitto, ospite di re Farouk I d’Egitto, che ricambiò così l’ospitalità data a suo tempo dal Regno Italiano a suo nonno, Isma’il Pascià. Durante l’esilio i due coniugi festeggiarono il cinquantesimo anniversario di matrimonio. Elena rimase col marito in Egitto fino alla morte di quest’ultimo, avvenuta il 28 dicembre 1947.

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Nel 1950 scoprì di essere malata ella stessa di cancro e si trasferì in Francia per le cure, a Montpellier,  nel novembre 1952 si sottopose a un difficile intervento chirurgico cui non resistette volando tra le divine braccia il 28 novembre. Fu sepolta, come suo desiderio, in una comune tomba del cimitero Saint-Lazare a Montpellier. L’intera città si fermò per assistere e partecipare al suo funerale. La Municipalità di Montpellier ha intitolato il viale che porta al cimitero alla regina Elena e le ha innalzato un monumento.

Nel dicembre 2017, la il suo corpo mortale è stata rimpatriato da Montpellier al Santuario di Vicoforte, nella cappella di San Bernardo,  dove il 17 dicembre successivo sono stati tumulati anche i resti del consorte ancora sepolti ove si era spento.

Alla celebrazioni hanno  partecipato il Delegato della “Associazione Internazionale Regina Elena Onlus” Grand’Ufficiale Rodolfo Armenio, l’avvocato Gerar5do Mario Rocco di Torrepadula, la Guardia Scelta delle Reali Tombe del Pantheon  Mario Covino, i veterani della Polizia di Stato, nonché componenti dell’Associazione Nazionale Polizia di Stato Ispettore Capo Giuseppe Di Rubba e Sovrintendente Capo Cavalier Modestino Orabona, una rappresentanza delle Crocerossine Italiane ed il Grand’ Ufficiale Ugo Mamone che ha dato letture del messaggio di Sua Altezza Reale Vittorio Emanuele.

 La Serva di Dio Elena de Montenegro, donna con la “ D” maiuscola, incarna a pieno tutti gli spiriti della femminilità e verrebbe da dire, a conclusione, citando Edith Stein -e senza altro aggiungere- “La donna è colei che abbraccia l’anima”.

Giovanni Di Rubba

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