Jazz e Rugby a Pomigliano

Luglio infiamma la passione tra musica e sport.

Luglio è appena trascorso e la città è stata “travolta” da questi momenti travolgenti e dalla lunga tradizione.

Jazz e Rugby, due parole strane, lontane dal lessico quotidiano. Ma vicine che rappresentano due mondi che si somigliano……

Esiste un rapporto particolare tra musica e sport. Non un rapporto di coppia, né un qualche tipo di subordinazione: è come se atleti e musicisti avessero un comune punto di partenza. Entrambi esprimono sentimenti profondi, a volte molto intimi. Il musicista mette in musica le proprie sensazione, ansie e gioie ma lo stesso può dirsi di un atleta che punta l’obiettivo e dedica se stesso e la propria vita a raggiungerlo. Sia la musica che lo sport sono espressioni umane, che ci portiamo dietro dall’alba dei tempi: sono lingue ancestrali che usiamo per esprimere quello per cui le parole non bastano. Quando la musica e lo sport si incontrano e si uniscono, nascono suoni e immagini indimenticabili.

“Ecco. Una partita di rugby è come una musica. C’è un’idea, che è quella dello sport. Con le sue regole: la mischia, la touche… E i suoi divieti: non si può passare avanti, non si placca al collo…. C’è un’aria, che è quella del gioco: rugby champagne, cioè alla mano, oppure gran calcioni di spostamento e liberazione, oppure il gioco sporco, oppure quello aggressivo, sempre al limite del fuorigioco. Poi c’è la storia: che in una partita è segnata da mete, calci, drop. Se è una bella partita, avrà anche la sua armonia, il suo equilibrio, e se non può essere considerata proprio artistica, almeno sarà spettacolare.”

“E allora?”

“Allora io vorrei soltanto dire che certe volte, purtroppo è molto raro, sento davvero un’armonia, un equilibrio, quasi una perfezione. Quando la palla viene conquistata dalla mischia ed esce pulita, e poi viene trasmessa dal mediano all’apertura, e viaggia ruotando su se stessa ma come immobile, poi passata da apertura a centro, e da centro a centro, e da centro a estremo, e finalmente da estremo ad ala, come se fosse lei, la palla, che sceglie i giocatori e non il contrario, insomma, per me quella è un incantesimo, una magia, una musica. È un’onda, che maestosamente si avvicina a riva.”

Tra il 1943 e il 1945 Charlie Parker sucitò scalpore nel mondo del jazz per le innovazioni armoniche e ritmiche proposte nelle sue composizioni, una di queste era NOW IS THE TIME, era il momento di cambiare, di rompere con il passato.

Si intona un canto un worksong che ci riporta indietro nel tempo. Ci ritornano negli occhi e nelle orecchie le immagini degli schiavi, costretti a lavorare nelle piantagioni per ore ed ore in condizioni di lavoro disumane, che per accompagnare i movimenti ripetitivi eseguiti durante il lavoro, inventano i canti di lavoro. Sono canti che derivano dalle grida di incitamento e vengono eseguiti durante il lavoro nei campi, per alleggerire la fatica. Sono canti caratterizzati dalla ripetitività delle frasi musicali, che venivano cantate secondo la formula “Call and Reponse”, ossia l’alternanza tra un solista ed il coro, per cui uno schiavo intonava una frase che veniva ripetuta dagli altri. Spesso le melodie venivano improvvisate ed erano dotate della carica ritmica tipica delle tradizioni musicali africane. Alcune testimonianze indicano che l’usanza dei worksong tra gli schiavi era diffusa già nel 1700 e nel 1800. E come sono simili ai nostri i canti à fronna, intonati dai nostri contadini, garzoni, potatori, vignaioli, servi, stallieri. Anche loro sfruttati, derisi, affamati, stanchi.

Vivere una tradizione significa saperne interpretare i suoni del passato e dare loro un significato coerente nel presente, per questo la borghesia nata sotto altri canoni rispetto alla società contadina, non potrà mai suonare la tradizione se non si prenderà la briga di conoscerne i codici che l’hanno creata.

Una delle capacità umane più affascinanti è la creatività, abilità straordinaria che ci permette di trovare quante più soluzioni possibili di fronte ad un medesimo problema.

Essa è alla base dei processi artistici tra cui quello sportivo e quello musicale.

La creatività è spesso considerata una delle più misteriose e affascinanti forme creative umane, spesso descritta come qualcosa che avviene in uno stato mentale alterato che va oltre il controllo e la consapevolezza cosciente.

L’improvvisazione musicale jazz ne è sicuramente un esempio eccezionale, come un’azione dei trequarti che porta l’estremo in meta dopo tante finte e virtuosismi. Improvvisazione spontanea come ‘”l’espressione narrativa del sé”

L’essere creativi è una delle abilità innate dell’uomo, nel senso che tutti possediamo per natura un istinto al fare. I bambini ad esempio reagiscono in maniera istintiva a tutto ciò che osservano e ascoltano perché hanno esperienza di ciò che i loro sensi gli suggeriscono. Affinché si concentrino con impegno in un’attività, è fondamentale che provino godimento delle loro azioni e che si sentano liberi da qualsiasi vincolo. L’origine della molteplicità di relazioni fra attività sportive e musica va ricercata in senso generale nel significato che le diverse culture hanno attribuito al rapporto fra ‘suono umanamente organizzato’ e movimento del corpo. Non è soltanto la danza a evidenziare tale legame, che riguarda numerosi aspetti della vita collettiva e individuale e rientra, sicuramente il rugby, con i propri riti le proprie fantasie.

Si inizia. Dal palco compare come dal nulla Onofrio accompagnato da un’ovazione. Sotto l’occhio di bue la pelata sembra riflettere una luce bluastra che si protrae verso l’infinito. Poi con l’emozione che si tocca fino all’ingresso del Parco Pubblico, attacca: ”Lo sviluppo di una politica culturale per il nostro territorio con una nuova prospettiva, nasce dalla consapevolezza che le grandi trasformazioni della società si basano essenzialmente su processi e fenomeni di natura culturale. Da qui la necessità di elaborare un piano strategico in grado di mettere la prospettiva culturale al centro dello sviluppo, con la consapevolezza che l’arte e la cultura possono assumere un ruolo fondamentale come fattori di sviluppo urbano e delle comunità locali e come elementi in grado di contribuire alla riqualificazione del territorio”

“Proviamo a immaginare la musica come il costruito della città. La musica colta sarebbe di certo i monumenti, gli slanci alto-mimetici dell’immaginazione accademica, votati alla celebrazione di qualcosa, anche dell’arte stessa; il pop e il rock gli spazi commerciali, rispettivamente di prima necessità e di carattere voluttuario; il jazz l’edilizia civile, il luogo necessario dell’esistenza, della fantasia intima e del desiderio quotidiano.”

Tanti omoni, dalla pelata grigia si confondono in un terzo tempo infinito. Tra abbracci, ricordi di tante battaglie ed aneddoti che hanno caratterizzato uno sport eroico che chiede spazi per essere praticato….

Qualsiasi prospettiva alternativa di guardare il mondo implica quindi un’accettazione e una condivisione sociale senza la quale sarebbe destinata a non avere un impatto più ampio dal semplice piacere personale. Il problema del riconoscimento pubblico delle soluzioni innovative è però uno degli ostacoli maggiori alla creatività come testimoniano le incomprensioni (o talvolta perfino le persecuzioni) a cui molti grandi ingegni sono stati sottoposti nel corso della storia.

Luglio è trascorso ma il cuore pulsa. sempre!

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